Ovodonazione: alcune considerazioni

L’ovodonazione è oggi una delle metodiche di procreazione medicalmente assistita per la quale più spesso le coppie si rivolgono alla mia attenzione. 

L’ovodonazione è oggi una delle metodiche di procreazione medicalmente assistita per la quale più spesso le coppie si rivolgono alla mia attenzione.

Nel corso degli anni ho avuto modo di conoscere ed aiutare tantissime coppie che con fiducia hanno intrapreso il percorso. Nonostante la crescente informazione sia medica sia dei mezzi di diffusione, spesso riscontro che molte coppie non hanno conoscenze sufficienti.

Ritengo che la precisione, l’esattezza e la comprensione delle informazioni siano fondamentali per dare alle coppie gli strumenti più appropriati per poter fare delle valutazioni e dunque decidere se intraprendere o meno un cammino di ovodonazione.

Spesso preferisco investire la maggior parte del tempo disponibile nel colloquio perché ritengo fondamentale trasmettere quante più informazioni possibili ai pazienti affinché essi possano valutare con esattezza e serenità condividendo appieno i percorsi.

Accettare un ovocita di una donatrice sembra una scelta particolarmente difficile e sicuramente lo è se chi deve fare questa valutazione non è stato dotato degli strumenti corretti per farla.

Molte volte ho visto trasformarsi la paura verso un argomento, un mondo sconosciuto, in entusiasmo e voglia di diventare genitori nel più breve tempo possibile.

Nella quasi totalità dei casi, il catalizzatore è rappresentato dal cercare di trasferire alla coppia l’esperienza maturata negli anni di pratica di ovodonazione, dal trasmettere alla coppia le informazioni mediche ed anche pratiche, in modo semplice e trasparente, affinché essa possa portare a casa sia delle informazioni scientifiche e mediche ma anche e soprattutto la consapevolezza del fatto di essere in mani esperte, di affidarsi direttamente a chi la seguirà dall’inizio alla fine del percorso, senza affidare nulla ad altri o al caso.

Se ad oggi posso contare diverse centinaia di bambini nati dai miei cicli di ovodonazione è proprio grazie all’impegno nel trasmettere alle coppie sia le informazioni che l’entusiasmo derivante da una metodica cosi efficace.

Molte di queste coppie, oggi felicemente genitori, forse non avrebbero deciso di essere felici se ci fossimo dedicati solo all’aspetto medico, trattandolo con superficialità e trascurando di trasmettere le mille sfumature di questo percorso unico; un percorso che cerco di far vivere a tutte le coppie attraverso i miei occhi e le mie parole, attraverso anche dei semplici gesti che sono però il frutto di anni e anni di esperienza nel corso dei quali sempre si è fatto un passo in più, ciclo dopo ciclo.

 

 

Ovodonazione: questa (poco) conosciuta

 

Ritorno con piacere su un tema a me molto caro, l’ovodonazione: che cos’è con esattezza e perché guardo ad esso sempre con estrema fiducia?

Dalla parola si capisce che stiamo parlando di ricevere un ovocita da un’altra donna e questo è semplice ma chi è questa donna e perché ci dà i suoi ovociti?

Spesso a riguardo ho dovuto ascoltare racconti che i pazienti avevano fatto propri e che spesso ne avevano condizionato le scelte.

Partiamo dall’aspetto medico: l’ovocita è il gamete femminile, una delle cellule più complesse dell’organismo, esso è in grado di dare inizio ad una nuova vita e per farlo ha bisogno solo dei 23 cromosomi che gli vengono dati dallo spermatozoo (gamete maschile).

Questa complessità e grandiosità funzionale rende però anche molto delicato l’ovocita ed in particolare suscettibile ai fattori legati al tempo che ne determinano, nel corso degli anni, una diminuzione numerica ma soprattutto qualitativa.

Sappiamo infatti che gli ovociti, diversamente dagli spermatozoi, non si riproducono sono gli stessi fin dalla nascita, per tal motivo il tempo ha su di essi un effetto negativo.

Esistono delle differenze soggettive naturalmente ma mediamente si sa che all’età di 40 anni gli ovociti sono per oltre il 50% compromessi e di li in poi si perde un ulteriore 10% anno dopo anno.

Per tali ragioni spesso, quando si prova ad avere un bebè dopo i 40 anni, si hanno serie difficoltà sia spontaneamente che con tecniche di fecondazione omologa (ossia con i propri ovociti).

Ecco dunque compresa l’importanza di poter usufruire di ovociti di donatrici.

“Ma sarà mio figlio?? Cosa avrà di mio?”: questa è la domanda a cui dedico sempre più tempo.

Un embrione che si impianta nel mio utero e cresce, diventa feto, si muove, è nel mio grembo per nove mesi e che io metto al mondo di chi può essere figlio se non mio???

Quale più grande miracolo e legame esiste tra due persone oltre questo?

Quell’embrione che diventerà feto e poi bimbo, lo farà scambiando fin dai primi attimi miliardi di informazioni con il mio utero, attraverso messaggi che gli giungono dal mio sangue che costituiscono per lui la prima casa e le prime parole.

Questi messaggi faranno di lui un embrione e poi un bimbo unico, indipendentemente dal dna che compone il suo codice genetico (stiamo parlando di epigenetica).

Forse la domanda più giusta sarebbe cosa avrà quell’embrione da me??? Una vita, una vita con la sua mamma e il suo papà.