L’importanza dell’ovocita nell’ovodonazione

Abbiamo scelto di dedicare un articolo del nostro blog all’importanza dell’ovocita nell’ovodonazione poiché spesso non è sufficientemente evidenziato il ruolo cardine svolto da questa cellula nel processo riproduttivo.

 

L’ovocita è il gamete femminile ossia la cellula che contiene metà del corredo genomico di un individuo che poi si completerà con l’altra metà veicolata dal gamete maschile, lo spermatozoo, dopo la loro unione.

Le differenze tra ovocita e spermatozoi sono molteplici ed inquadrabili sia nell’origine e nella storia  del singolo gamete che nella complessità del ruolo.

Partiamo dalla carta d’identità dell’ovocita sottolineando che queste cellule non si rinnovano, ciò significa che ogni donna ha una dote di ovociti fin dalla nascita, anzi fin dalla vita embrionaria.

Ecco perché, quando un ovocita viene fecondato, esso, a differenza di uno spermatozoo che ha mediamente una vita di 120 giorni, ha una carta d’identità con una data di nascita sicuramente anteriore.

Per questo motivo l’età della paziente si correla con la sua capacità riproduttiva, che è, a sua volta, correlata all’età dell’ovocita, che più è avanzata e meno avvantaggia.

 

 

 

La qualità dell’ovocita: un tema delicato da trattare

Questo è un tema molto delicato da trattare sia dal punto di vista medico che umano, poiché molto spesso, nel percorso riproduttivo, viene poco considerato.

L’importanza dell’integrità dell’ovocita deriva dal fatto che esso è una cellula molto complessa, la più grande del corpo umano e contiene una quantità di organuli intracellulari tale da consentire il principio dello sviluppo di una nuova vita.

In effetti, esso necessita solo dei 23 cromosomi trasportati dallo spermatozoo per poter “accendere” una nuova vita.

Gli effetti del tempo possono essere determinanti sullo scadimento della qualità sia del citoplasma dell’ovocita che del DNA che esso trasporta, con il risultato che lo stesso potrebbe non essere fecondabile o dar luogo alla formazione di embrioni portatori di anomalie.

La domanda che spesso ci viene posta è: è possibile fare qualcosa per recuperare la qualità ovocitaria o, in senso più generico, la riserva ovarica?

Sebbene vi siano diversi approcci, nessuno al momento gode di evidenze mediche tali da consentire una risposta positiva. La qualità di un ovocita non è recuperabile poiché è un processo irreversibile.

 

 

L’approccio dello Studio Medico Landino: la sensibilizzazione è la chiave 

 

Nei nostri studi sensibilizziamo molto le giovani donne e le coppie rispetto a questa tematica perché ritengo che l’unica reale misura efficace per proteggere gli ovociti  sia un’adeguata programmazione riproduttiva o, in alternativa, la preservazione della fertilità che può essere ottenuta attraverso la crioconservazione degli ovociti.

La crioconservazione ovocitaria, spesso denominata dagli anglosassoni “social freezing”, è uno strumento valido ma ad oggi poco considerato verso il quale stiamo facendo notevoli sforzi di diffusione culturale.

Il processo di conservazione ovocitaria ha importanza ed è valido se effettuato in giovani donne, preferibilmente non oltre i 35 anni ma attualmente viene spesso eseguito in ritardo per una carenza di informazione.

Conservare un ovocita quando ha già perso parte delle sue qualità può infatti rappresentare un processo poco produttivo.

Quindi riassumendo in poche parole, diremo che un ovocita è una cellula complessa, efficace e alla base della vita, ma con una scadenza più breve rispetto alle altre cellule del nostro organismo e che va, dunque, preservata.