Cos’è la riserva ovarica e perché è importante?
La riserva ovarica rappresenta la capacità delle ovaie di generare ovociti idonei alla fecondazione; concetto molto spesso confuso con la menopausa o la perimenopausa.
Parto da questo concetto come spunto sui temi di riflessione da fare sull’argomento: lo scarso interesse rispetto a una tematica che meriterebbe molta più attenzione da parte della sanità, delle istituzioni, dei media sia a livello generale che capillare.
Riserva ovarica: spiegazione fisiologica
Facciamo però un passo indietro e spieghiamocela dal punto di vista fisiologico per poi riaffrontare i temi della sensibilizzazione. Le ovaie contengono fin dalla vita embrionaria della donna un numero predeterminato di follicoli che a loro volta contengono delle forme primordiali di ovociti.
Questa è come una dote per ciascuna donna che nel corso degli anni, fin da prima della pubertà, tenderà a diminuire fisiologicamente soprattutto in termini quantitativi, ossia di numero.
Il ruolo delle ovaie e il declino della riserva
Dalla pubertà in poi, le ovaie iniziano la loro funzione che è sia riproduttiva che ormonale e ogni mese portano a maturazione una piccola parte dei follicoli che contengono, al fine di consentire, attraverso la maturazione definitiva di un singolo follicolo per mese, l’ovulazione di un ovocita che potrà eventualmente essere fecondato.
Tale processo si ripete mensilmente per tutta la durata della vita riproduttiva della donna, portando a una diminuzione quantitativa dei follicoli che diventa concreta in media dopo i 35 anni ma talvolta anche prima, in base a caratteristiche soggettive.
Riserva ovarica: qualità oltre che quantità
La riserva ovarica ha un secondo parametro valutativo: quello qualitativo. Gli ovociti contenuti nei follicoli, essendo cellule inerti in attesa di attivazione e non rinnovabili, vanno soggette ad invecchiamento cellulare, il che determina una diminuzione della loro capacità funzionale man mano che il tempo passa, con un netto abbassamento della loro funzionalità dai 36-38 anni in poi.
Possiamo dire che a 40 anni gli ovociti presenti nelle ovaie di una donna sono per l’80% non idonei al processo riproduttivo e che da quel momento il restante 20% perderà le sue capacità nei seguenti tre anni, riducendo drasticamente le percentuali di concepimento sia spontaneamente che con tecniche di riproduzione assistita.
Mestruazioni e riserva ovarica: un concetto da chiarire
Le ovaie possono però continuare a svolgere la loro funzione ormonale anche in presenza di una scarsa riserva ovarica, rendendo dunque disgiunto il concetto di mestruazione e menopausa da quello di riserva ovarica riproduttiva.
La necessità di informare precocemente
Tornando a parlare della giusta informazione che teoricamente dovrebbe essere trasferita alle pazienti, ritengo che la stima quantitativa della riserva ovarica, cosa essenzialmente semplice da fare in corso di ecografia ginecologica e nel caso con l’ausilio di test ematologici, andrebbe eseguita e offerta sempre, anche nelle giovani ragazze, al fine di poter individuare e informare le pazienti con una riserva ovarica a rischio già in età anteriore ai 35, se non 30 anni.
Pianificare il futuro grazie alla conoscenza
Informare le pazienti sul concetto di riserva ovarica significa anche consentirgli di pianificare meglio i loro progetti genitoriali ed eventualmente valutare dei programmi di preservazione della fertilità. Sapere di non essere fertili a vita può infatti farci fare considerazioni differenti e sapere di avere una riserva ovarica che si sta esaurendo precocemente può essere di vitale importanza.
Crioconservazione ovocitaria: un'opportunità da cogliere per tempo
Esiste oggi la possibilità di conservare i propri ovociti in modo molto semplice, ma ciò che accade è che spesso a conservarli siano pazienti che sono già avanti con l’età biologica, segno indiscutibile del fatto che se fossero state adeguatamente informate prima forse avrebbero provveduto in anticipo a conservare i propri ovociti con maggior beneficio in caso di futuro utilizzo.
Una mancanza culturale e istituzionale
Dal punto di vista generale esiste una vera e propria voragine culturale a partire dall’alto. Le pazienti sono vittime dell’incapacità di un sistema che vede i medici come terminali, di offrire informazioni e rimedi.
Nella mia esperienza, il concetto di riserva ovarica di una paziente che precedentemente ha eseguito innumerevoli ecografie e visite ginecologiche per controlli routinari è pressoché nullo. Tutte le pazienti con scarsa riserva ovarica rimpiangono di non essere state informate nel corso delle visite ginecologiche eseguite negli anni.
La situazione attuale: limiti del SSN
Il sistema sanitario ha eseguito in passato una campagna informativa che evidentemente non è stata sufficiente e meriterebbe maggior diffusione sia nel tempo che nello spazio.
Nei fatti, ad oggi, non è consentito ai medici che si occupano di fecondazione assistita la prescrizione gratuita dei farmaci necessari alla procedura di stimolazione ovarica e prelievo ovocitario per preservazione della fertilità, dimostrando ancora insufficiente attenzione a una tematica così delicata che consentirebbe a migliaia di donne di non dover ricorrere in futuro all’ovodonazione.
Riserva ovarica: serve più consapevolezza
In conclusione, direi che ad oggi la riserva ovarica e la sua preservazione è un argomento ai più ignoto e che le pazienti fortunate che riescono ad avere informazioni dal proprio medico dovranno provvedere a proprie spese al processo di conservazione ovocitaria, perché al momento il sistema sanitario nazionale non offre la procedura in centri convenzionati.
Per tutte le pazienti che invece si accorgeranno della loro scarsa riserva ovarica tardivamente, quando avranno problemi di infertilità, l’unica risorsa sarà affrettarsi a concludere cicli di procreazione medicalmente assistita che per molte purtroppo non saranno premianti, salvo il ricorso all’ovodonazione.